65ª Sagra del Cesanese

65ª Sagra del Cesanese

65ª Sagra del Cesanese: un’esperienza enogastronomica tra vino, tradizioni e divertimento Un’antica tradizione che si rinnova Serrone si prepara ad accogliere un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del vino e delle tradizioni locali. La 65ª edizione della Sagra del Cesanese, evento che celebra il rinomato vino rosso D.O.C.G del Lazio, è alle porte, e l’entusiasmo è tangibile nell’aria. Dal 17 al 20 agosto, piazza Francesco Pais si trasformerà in un vibrante centro di attività, offrendo a residenti e visitatori un’esperienza unica che fonde cultura, enogastronomia e intrattenimento. In vigna e in cantina con Giovanni Terenzi: un viaggio sensoriale nel mondo del Cesanese L’evento, giunto ormai alla sua 65ª edizione, rappresenta una tappa cruciale nel calendario delle manifestazioni dedicate al mondo vitivinicolo laziale. Non solo un’occasione per celebrare il Cesanese, ma un’opportunità per valorizzare le radici e le produzioni tipiche del territorio. Tra i protagonisti di questa edizione spicca la cantina di Giovanni Terenzi, che si unirà all’evento con un’appuntamento imperdibile: venerdì 18 agosto alle 11:30. Una visita in vigna e in cantina permetterà agli ospiti di immergersi nel processo di produzione e scoprire i segreti dietro l’elaborazione di questo pregiato vino. La degustazione che seguirà si trasformerà in un viaggio sensoriale, in cui i sapori e gli aromi unici del Cesanese racconteranno la storia di una tradizione millenaria. Un mix di tradizione, innovazione e delizia enogastronomica Ma la Sagra del Cesanese non è solo vino. L’evento abbraccia l’essenza stessa del territorio, offrendo una panoramica completa delle produzioni locali. Oltre al Cesanese D.O.C.G, i visitatori avranno l’opportunità di assaporare autentiche delizie come la Ciambella Serronese P.A.T., il Panettone al Cesanese, le patacche De.Co., l’olio, i formaggi e i piatti tradizionali del Comune di Serrone. L’impegno a preservare e promuovere le radici culinarie è evidente, trasformando l’evento in un’eccellente occasione per scoprire …

Petrucca e Vela: benessere, cultura ed enoturismo

Petrucca e Vela: benessere, cultura ed enoturismo

Petrucca e Vela: benessere, cultura ed enoturismo Benessere, Cultura ed Enoturismo Il paesaggio affascinante del territorio del Cesanese diventa la cornice ideale per le iniziative proposte dall’azienda vinicola Petrucca e Vela , che punta a integrare turismo, benessere e cultura. L’imprenditrice vinicola Tiziana Vela guarda al benessere e alla cultura, proponendo due imperdibili iniziative che si svolgeranno nella loro suggestiva cantina e tra i filari della vigna. Scopriamo le due imperdibili proposte che si svolgeranno in questi mesi d’estate: “I weekend di benessere e l’Aperitivo letterario “Incontro con l’Autore”. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta: I weekend di benessere: rituali di armonia e relax tra le vigne Questo evento offre un’esperienza indimenticabile, un viaggio sensoriale che si articola in tre appuntamenti imperdibili: il 28/29 luglio, l’11/12 agosto e l’1/2 settembre. Guidati dalla competente e appassionata esperta trainer Arianna Simeoni, i partecipanti avranno l’opportunità di immergersi in emozionanti sessioni di pilates, un’attività che unisce il rafforzamento del corpo alla ricerca dell’equilibrio interiore. Il giorno successivo, sarà dedicato a una rigenerante esperienza di risveglio muscolare, per continuare a coccolare e prendersi cura del proprio corpo in modo completo. Il tutto si svolgerà nel contesto incantevole nella cantina di Petrucca e Vela, dove la magia del paesaggio avvolgerà i partecipanti in un’atmosfera rilassante e autentica. Al termine delle sessioni, un delizioso aperitivo detox sarà offerto per soddisfare il palato e completare il percorso di benessere per corpo e mente. Queste giornate rappresentano un’occasione unica per staccare dalla routine quotidiana, riconnettersi con se stessi e immergersi nella bellezza della natura, godendo di momenti di relax e rigenerazione in un ambiente suggestivo e accogliente.   Aperitivo letterario: Tea Ranno racconta i suoi libri L’evento rappresenta un’opportunità straordinaria per gli amanti della cultura e della letteratura. Il 31 luglio alle ore 19, presso la cantina, avremo il privilegio di incontrare …

Sapori di montgna della macelleria minori

Sapori di Montagna

“Sapori di Montagna: un’esperienza gastronomica unica organizzata dalla Macelleria Minori di Serrone” La Macelleria Minori di Serrone Una delle istituzioni culinarie più rinomate della provincia, è pronta a stupire gli amanti della buona cucina con un evento straordinario che si terrà il 28 e 29 luglio. “Sapori di Montagna: Due serate sotto lo scalambra” è un’occasione imperdibile per assaporare prelibatezze locali e immergersi in un’atmosfera culinaria unica. Questo evento speciale segna l’inizio dei festeggiamenti per il centenario della macelleria, che culmineranno in un’autentica festa in autunno. Un menù irresistibile Durante queste due serate, i partecipanti potranno deliziarsi con una selezione di piatti tradizionali preparati con maestria. In primo piano spicca il famoso bisteccone di Chianina, un’icona della cucina locale. La carne succulenta e tenera della pregiata razza di bovini Chianina sarà cucinata alla perfezione dai talentuosi macellai della Macelleria Minori. Ogni boccone vi trasporterà in un mondo di sapori intensi e di qualità superiore. Accanto al bisteccone di Chianina, la macelleria proporrà anche la loro prelibata porchetta, un piatto amato da generazioni di clienti. L’aroma irresistibile e la croccante pelle dorata renderanno questa porchetta un’esperienza gustativa indimenticabile. Per accompagnare queste prelibatezze, sarà disponibile il Cesanese, un vino rosso locale dalle note fruttate e una piacevole acidità. La combinazione dei sapori intensi delle carni e l’eleganza di questo vino sarà un connubio perfetto per soddisfare anche i palati più esigenti. Un’atmosfera coinvolgente Ma non è tutto: la Macelleria Minori ha pensato anche a intrattenimento di alto livello per rendere queste serate ancora più indimenticabili. La musica live accompagnerà gli ospiti mentre si godono i piatti prelibati. L’atmosfera vivace e coinvolgente creerà un’esperienza unica che unirà il gusto raffinato alla gioia della condivisione. Anticipando il centenario “Sapori di Montagna” non è solo un evento culinario straordinario, ma anche l’anticipazione di una celebrazione …

Panorama sul castello di Rocca d’Arce

Panorama sul castello di Rocca d’Arce

Panorama sul castello di Rocca d’Arce Panorama sul castello di Rocca d’Arce Rocca d’Arce è un piccolo comune della Ciociaria il cui nome fa riferimento alla fortezza che si trovava arroccata su una rupe calcarea a strapiombo sulla media Valle del Liri e sulla Valle del Sacco, a circa 500 m. sul livello del mare. Tra antenne varie che ne deturpano il paesaggio, oggigiorno è ancora possibile vedere i suoi resti che, tuttavia, non rendono l’idea della grandezza e della magnificenza dei tempi passati. Il territorio di Rocca d’Arce è stato abitato fin dall’età del ferro, ma i primi a realizzare una cinta muraria furono i Volsci, nel V secolo a.C. Ancora oggi è possibile vedere le tracce delle mura poligonali di quella prima fortificazione. La Fregellae volsca fu distrutta dai Sanniti un secolo dopo e ricostruita dai romani nel 328 a.C. ma in una zona diversa, in pianura, nei pressi di Arce e di Ceprano. Il castello nel tempo è diventato sempre più inespugnabile sia perché inaccessibile grazie alla sua naturale posizione, tutto il lato Nord era infatti volto su uno strapiombo alto più di cento metri, sia grazie alle poderose mura che ne garantivano l’assoluta sicurezza, infatti, sul lato Est, lo strapiombo era collegato a una serie di faraglioni per mezzo di una muraglia, mentre il lato Sud e quello Ovest erano protetti da un complesso vasto e articolato di fortificazioni. In alto si ergeva la mole centrale, attorniata da bastioni e torrazzi. Infine più ordini di mura, almeno tre, ma si ipotizza anche sette, circondavano il castello, in questo modo chiuso a U, in una morsa fortemente protettiva. La battaglia più importante e memorabile è avvenuta tra le forze di re Manfredi e quelle francesi di Carlo d’Angiò, appoggiato dal neo Papa Clemente IV che voleva a …

Erzinio prosciuttificio Guarcino

Erzinio: conquista i palati di tutto il mondo

Erzinio: eccellenza ciociara che conquista i palati di tutto il mondo Il meglio dei salumi tipici Ciociari firmati Erzinio: una storia di tradizione e qualità Guarcino ha dato i natali a una delle eccellenze gastronomiche della Ciociaria: i salumi tipici Ciociari di Erzinio . Questo rinomato marchio, sin dagli anni ’50 del secolo scorso, ha saputo conquistare i palati di appassionati di buona cucina grazie alla sua lunga tradizione di produzione e alla qualità ineguagliabile dei suoi prodotti, quali prosciutti, salsicce, salami e capocolli. Così nascono i salumi firmati Erzinio Fornitore di mangimi per gli animali dei contadini locali che, grazie al pagamento ricevuto in cosce e spalle di maiale, ha iniziato a produrre prosciutti di alta qualità utilizzando l’arte della salatura tramandata dalle antiche tradizioni ciociare. Da quel momento, questa piccola realtà artigianale si è trasformata in un’icona dell’eccellenza ciociara, facendo sì che i salumi tipici di Erzinio conquistassero i palati degli amanti del buon cibo da ogni parte del mondo. La qualità come marchio distintivo Materie prime selezionate e lavorazione artigianale. La chiave del successo dell’azienda risiede nella cura con cui vengono selezionate le materie prime provenienti da allevamenti suini tracciabili. La sapiente stagionatura e la lavorazione artigianale garantiscono un sapore e una consistenza unici per i prosciutti, le salsicce, i salami e i capocolli dell’azienda. Ogni prodotto porta con sé l’autenticità della tradizione ciociara, che ha conquistato il cuore dei clienti nazionali ed internazionali. Lavorazione artigianale, passione e sostenibilità per il prosciutto perfetto Bisogna saperlo fare Il meticoloso processo di lavorazione dei prosciutti, è caratterizzato da amore e competenza. Dopo la salatura e il riposo, i prosciutti maturano in tre fasi per tredici mesi, durante le quali vengono curati, puliti e controllati attentamente. L’artigianalità si combina con l’innovazione, utilizzando macchinari per l’eliminazione dei residui e per la corretta stagionatura. …

castello di Alvito

Panorama sul castello di Alvito

Panorama sul castello di Alvito Panorama sul castello di Alvito Il castello di Alvito, denominato castello Cantelmo, è situato nella Valle di Comino, su  di un colle da cui prende nome e ai cui piedi è posta la piana di Alvito con l’abitato cittadino. Nonostante appaia fatiscente oggigiorno, è stato utilizzato come luogo d’incontro per diversi anni, ospitando festival musicali e conferenze, essendo divenuto di proprietà del Comune negli anni 90. Un primo nucleo fortificato fu realizzato con molta probabilità dai Conti dei Marsi, un casato di stirpe Longobarda, verso la fine dell’XI secolo; doveva trattarsi di un borgo protetto da torri, mura e una fortezza piuttosto che un di un vero e proprio castello. Invece, la costruzione del castello avvenne per mano congiunta dei principi di Capua e dell’abbazia di Montecassino. Si dice che, passato poi ai Conti d’Aquino grazie ad una concessione da parte degli stessi monaci benedettini, il Castrum Albeti divenne una vera e propria cittadella militare che vantava una struttura urbana complessa, con ben tredici porte d’accesso; la rocca si presentava già allora imponente e ben munita di armi, baluardo di confine del Regno delle Due Sicilie. Come spesso è accaduto a diversi castelli situati in Ciociaria, anche questo subì dei gravi danni nel 1349, in seguito a un violento terremoto che sterminò tutta la famiglia d’Aquino. Il castello visse il suo periodo di massimo splendore sotto il potere dei Cantelmo che subentrarono ai parenti deceduti d’Aquino ed avviarono una serie di lavori di ristrutturazione che portarono alla creazione di una fortezza militare inespugnabile. Anche lo stesso borgo di Alvito visse un periodo di grande splendore in quegli anni, arrivando a una popolazione di circa 10 mila abitanti e diventando un saldo punto di riferimento per tutta la Val di Comino. Purtroppo dopo questo periodo di grande crescita, …

castello di Vicalvi

Panorama sul castello di Vicalvi

Panorama sul castello di Vicalvi Panorama sul castello di Vicalvi Il piccolo Comune di Vicalvi conta meno di 750 abitanti, ma ospita un possente castello di origine Longobarda, situato sulla cima di un monte a 590 metri di altezza, che domina l’intero borgo e parte della Valle di Comino, dov’è ubicato, proprio a ridosso dell’Appennino abruzzese. La storia del castello risale all’epoca pre-romana, intorno al V o IV secolo a.C. I primi documenti attestano la presenza certa del castello dal 937. Dopo essere stato di proprietà dei Longobardi principi di Capua per diversi secoli, nel 1017 passò prima nelle mani di Montecassino, poi, nel XIII secolo, in quelle della famiglia d’Aquino che rafforzò ulteriormente la struttura facendo realizzare un doppio anello di mura ancora oggi visibile sebbene in rovina. Dopo uno scambio di successione tra gli Etendard e di nuovo i conti d’Aquino, il castello passò ai Cantelmo che però decisero di spostare la loro dimora presso il castello della vicina Alvito. Questo segnò l’inizio di un’epoca di decadenza che portò la fortezza a una lenta rovina, fino a quando nel XIX secolo il Duca di Alvito lo cedette alla famiglia Celli. Segno caratteristico del castello di Vicalvi è una gigantesca croce rossa su una delle facciate del castello, ben visibile anche in lontananza, un chiaro segno di riconoscimento, essendo stato trasformato dai tedeschi in un campo ospedaliero, durante la seconda guerra mondiale. Attualmente non è possibile entrare nel castello, ma diverse sale sono ancora integre: una cappella con un affresco raffigurante una Madonna Nera, la sala capitolare con archi a tutto sesto e con tracce di camini. Nei pressi del castello si trovano anche dei resti di mura ciclopiche appartenenti a insediamenti pre-romani, forse di una civiltà Sannita. Non mancano le consuete leggende che ruotano spesso attorno alla figura …

Panorama sul castello di Torre Cajetani

Panorama sul castello di Torre Cajetani

Panorama sul castello di Torre Cajetani Panorama sul castello di Torre Cajetani Le mura possenti ricoperte di edera, le lunghe scalinate, il giardino con il piccolo teatro, Castello Teofilatto è indubbiamente il castello più romantico della Ciociaria, pervenuto in ottime condizioni fino ai nostri giorni, grazie alle cure della famiglia Teofilatto che ne ha preso nuovamente il possesso negli anni 60, dopo che fu per un lungo periodo in mano ai Caetani. L’alba dei suoi giorni inizia durante l’epoca romana, nelle vesti di Castrum, sede delle guarnigioni romane. Nelle cronache della sua storia, è scritto anche del passaggio di San Benedetto prima di proseguire il viaggio e fermarsi a Montecassino dove avrebbe fondato la famosa Abbazia. Nel X secolo, il castello è divenuto proprietà dei Teofilatto che esercitavano un grande potere temporale, guidando la Chiesa per diversi secoli e che incentrarono l’attenzione anche sul castello, in particolar modo con Giovanni XII, bisnipote del Senatore Teofilatto, il castello ebbe notevole influenza nel territorio ciociaro e non solo. Nel 1295 fu acquistato dai Caetani che iniziarono i lavori per la costruzione del palazzo accanto alla torre preesistente. Nel 1303 Bonifacio VIII diede l’investitura di feudo al Castello con una Bolla “Circumspecta sedis” Nel 1349 il castello subì un violentissimo terremoto che gli procurò ingenti danni, ma i Caetani fecero tutto il necessario per riportarlo in auge. In breve tempo, tornò ad essere una fortezza inviolabile con ponti levatoi mura e torri, come dimostrano due documenti del 1437 e del 1439. Dopo una breve parentesi in cui nel 1500 Papa Alessandro VI Borgia lo confiscò per cederlo al fratello Giovanni Borgia, il castello tornò alla famiglia Caetani, alla quale restò in possesso fino alla sua estinzione nel XIX secolo. Durante gli ultimi anni in cui restò nelle mani dei Caetani, il castello subì …

Castello Corte d'Avalos

Castello Corte d’Avalos di M.S.G.C.

Castello Corte d’Avalos di M.S.G.C. Castello Corte d’Avalos di M.S.G.C. Un tesoro storico nella Provincia di Frosinone Il castello di Monte San Giovanni Campano è un luogo di grande importanza storica e culturale. Situato nel territorio dei Monti Ernici, fu costruito nel Medioevo, verso la fine del X secolo. Proprio la sua posizione strategica in grado di garantire una vista panoramica sulla zona circostante ha permesso al castello di svolgere egregiamente una funzione di difesa, anche se, durante i secoli, ha subito più volte diversi attacchi e terremoti, per questo motivo ha cambiato aspetto pur mantenendo le sue caratteristiche originarie. Nel 1157 divenne proprietà dei Conti d’Aquino, vassalli di papa Adriano IV. Tra il 1244 e il 1245 vi fu rinchiuso dai suoi stessi familiari San Tommaso d’Aquino, costretto a soggiornare nel castello contro la sua volontà; ciò avvenne perché il Santo era entrato a far parte dell’ordine dei frati Domenicani compromettendo i piani dei genitori che lo volevano abate di Montecassino come lo era stato suo zio. Si dice che il santo sia riuscito a fuggire calandosi con una corda da una delle finestre. Nel 1440, il castello divenne proprietà di Innico d’Avalos, un marchese spagnolo che aveva sposato Antonella d’Aquino. L’attacco più rovinoso che ha subito il castello avvenne nel 1495, quando le truppe del re di Francia Carlo VIII scesero in Italia per conquistare il regno di Napoli. Avendo incontrato una salda resistenza, le truppe utilizzarono l’artiglieria, conquistarono e saccheggiarono il castello distruggendone diverse aree e uccidendo tutti coloro che incontrarono sul loro cammino.  Nel 1595 divenne proprietà dello stato pontificio. Nel 1990 fu acquistato dalla famiglia Mastroianni che provvide a restaurarlo. Oggi il castello appare in tutto il suo splendore e comprende il palazzo ducale del quale rimangono 3 dei 5 piani; 2 furono distrutti a …

Tartare di manzo con mostarda in grani

Tartare di manzo con tartufo nero pregiato

Tartare di manzo con tartufo nero pregiato Benvenuti nella nostra cucina, dove l’arte culinaria si unisce alla passione per creare un’esperienza gastronomica indimenticabile. In occasione della tua tavola pasquale, ti proponiamo un piatto che va al di là delle aspettative, una sinfonia di sapori e consistenze che delizieranno il palato e stimoleranno i sensi: la Tartare di manzo con carciofi croccanti e mostarda in grani, guarnita con Tartufo nero pregiato. Eleganza pasquale Una proposta culinaria straordinaria per celebrare la Pasqua con stile e gusto. Immagina di iniziare il tuo viaggio gastronomico con una tartare di manzo, un’ode alla carne cruda preparata con maestria. La consistenza morbida e succulenta del manzo si sposa con la freschezza degli aromi, mentre la mostarda in grani aggiunge una nota piccante e vibrante che accende i sensi. Ma questo è solo l’inizio. Esplosione di Sapori La magia della tartare di manzo. Scopri la perfezione della carne cruda, accarezzata da note di mostarda in grani e freschezza. Accanto alla tartare, troverai i carciofi croccanti, una sorpresa croccante che contrasta perfettamente con la morbidezza della carne. La loro consistenza leggera e il sapore leggermente amarognolo creano un equilibrio unico, elevando il piatto a un livello di sofisticazione culinaria. Contrasti gustativi Carciofi croccanti che sorprendono. L’incontro tra la croccantezza dei carciofi e la morbidezza della tartare per un’esperienza unica. Sotto questa sublime combinazione, un letto di fondo bruno, ricco e saporito, svela strati di profondità e complessità gustativa. Le note robuste e avvolgenti di questo fondo creano un connubio delizioso con la delicatezza della tartare, trasformando ogni morso in un’esperienza culinaria unica. Profondità inaspettata Il fondo bruno che avvolge il palato. Un sottile strato di sapore ricco e avvolgente che completa e arricchisce ogni morso. E quando pensi che l’esperienza non potrebbe essere più straordinaria, arriva la pièce …

Petto d'anatra con salsa al vino rosso e frutti di bosco

Petto d’anatra con frutti di bosco

Petto d’anatra con frutti di bosco Petto d’anatra con salsa al vino rosso e frutti di bosco Le feste possono essere finite, ma la passione per la cucina continua a bruciare, guidandoci verso avventure culinarie irresistibili. In questo momento, l’ispirazione mi ha portato a creare un secondo piatto che incarna l’eleganza selvaggia e il gusto avvolgente del petto d’anatra . Attraverso questa ricetta, esploreremo un mondo di sapori dove la robustezza dell’anatra si fonde armoniosamente con la dolcezza succulenta dei frutti di bosco, impreziosita dalla profondità e dalla complessità del vino rosso. Un viaggio di gusto con il petto d’anatra Lasciate che vi guidi attraverso i passaggi di questa creazione culinaria, dove la magia della natura si traduce in un piatto eccezionale , perfetto per deliziare i palati più esigenti. Un connubio di ingredienti di alta qualità e sapori accattivanti che porterà la vostra tavola a un livello superiore. Scopriamo insieme come trasformare il petto d’anatra in una sinfonia di gusto, arricchita da una salsa al vino rosso e frutti di bosco che risveglierà i vostri sensi. Feste finite ma la voglia di mangiare ancora persiste, e a me è venuta voglia di preparare un secondo piatto molto allettante con il petto d’anatra selvatica. Questo piatto unisce la sapidità dell’anatra alla dolcezza del ribes e all’intensità del cesanese del Piglio per un risultato eccezionale

La rocciata dolce tipico umbro

Rocciata di Assisi

Rocciata di Assisi Un tesoro gastronomico dell’Umbria La Rocciata di Assisi è un gioiello della pasticceria umbra , un dolce che ci riporta ai sapori e alle tradizioni medievali di una terra affascinante e gustosa. Questa prelibatezza, tipica di Assisi, Spello e Cannara, rappresenta l’autenticità della cucina regionale. Nota anche come ‘attorta’ o ‘ntorta’ nelle aree montane, si distingue per la sua sfoglia sottile e un ripieno generoso e aromatico. Questa delizia è più di un semplice dolce : è un viaggio attraverso i secoli, un ponte che collega il presente con le tradizioni culinarie del passato. Ogni morso è un’esperienza unica, dove si fondono gusto, cultura e storia in un equilibrio perfetto. Cit. La cucina di un paese è la sua biografia, una narrazione delle sue montagne e valli, dei suoi campi e dei suoi mari, delle sue stagioni e delle sue storie La Rocciata di Assisi, un viaggio nei sapori medievali dell’Umbria – un dolce che racchiude la storia e la tradizione di una terra ricca di fascino e di gusto.” Questo dolce, tipico della zona di Assisi, Spello e Cannara, è un’espressione autentica della cucina umbra. Conosciuto anche come ‘attorta’ o ‘ntorta nelle zone montane, questo dolce si caratterizza per la sua sfoglia sottile e il suo ricco ripieno.