a cura di Alfio Mirone
Ottantanove
Un sogno teatrale di passione e rivoluzione all’Angelo Mai
Prima di tuffarmi nel racconto di questa esperienza teatrale straordinaria, desidero esprimere la mia gratitudine a Stefano Romagnoli, lo Spettatore Professionista, per avermi guidato verso questo tesoro nascosto nel cuore di Roma.
Un palcoscenico di emozioni e riflessioni
Sotto l’ombra delle storiche Terme di Caracalla, l’Angelo Mai si è trasformato, l’altro sabato, in un palcoscenico vibrante di emozioni e riflessioni, ospitando “Ottantanove”. Quest’opera, nata dalla creatività di Elvira Frosini e Daniele Timpano e impreziosita dalla straordinaria interpretazione di Marco Cavalcoli, mi ha condotto in un viaggio emotivo senza paragoni.
Quando Cavalcoli si è unito a noi, camuffato da uno spettatore qualunque, la distinzione tra realtà e finzione si è dissolta. La sua presenza, emanante un’energia quasi tangibile, ha preannunciato una serata di teatro che sapevo sarebbe stata indimenticabile.
Una scenografia minimalista e evocativa
Il minimalismo della scenografia, con i suoi drappi evocativi della bandiera francese, ha creato un contrasto incisivo con la tempesta emotiva scatenata da Frosini e Timpano. La loro maestria nel tessere insieme passato rivoluzionario e presente contemporaneo, in un dialogo coinvolgente e ricco, ha reso ogni attimo sul palco incredibilmente vivido e pregnante. La loro frase, “Ascolta i battiti del tuo cuore al ritmo delle Emozioni”, ha risvegliato in me una cascata di pensieri che spero non mi abbandoneranno mai.
Ogni battito del mio cuore era in sintonia con le loro parole e azioni. La loro esplorazione di concetti quali potere, ribellione e democrazia, bilanciata tra serietà e sottile ironia, ha creato un’atmosfera densa di tensione e contemplazione.
Un ponte tra cultura e storia
L’interpretazione della Marsigliese in italiano è stata un momento di pura magia elettrizzante, ben più di una semplice melodia; è stata un ponte tra due culture, un legame storico e profondo che ha unito tutti noi in un silenzio collettivo unico. Il loro giocoso svelare che l’inno francese potrebbe essere stato influenzato da un brano del compositore Giovan Battista Viotti del 1781, ha aperto le porte a una narrazione di scambi – talvolta amichevoli, spesso ostili – tra Italia e Francia, portando alla luce un rapporto “bipolare” con la Rivoluzione francese.
Verso il termine dello spettacolo, mi sono ritrovato a riflettere sulla complessità della nostra democrazia e sull’importanza di mantenere un occhio critico in un mondo in costante evoluzione. L’invito al cambiamento, espresso con una delicatezza che ha fatto eco all’intensità delle scene precedenti, è stato un finale potente e suggestivo.
Un’esperienza che trascende le parole
La mia serata all’Angelo Mai con “Ottantanove” è stata un’esperienza che va oltre le parole. La sinergia tra i talenti di Frosini, Timpano e Cavalcoli ha dato vita a un’opera che ha evocato emozioni profonde e stimolato riflessioni durature. Una performance che resterà impressa nella mia anima, un omaggio alla forza del teatro e alla sua unica capacità di unire passato e presente.